Compositore
Il suo primo pezzo ufficiale risale al’82, “Aria Sospesa” per flauto solo, e rimane forse il suo lavoro più originale ed eseguito.
In esso si trovano già tutti gli elementi che poi, in misure diverse, hanno caratterizzato la sua produzione seguente: il coinvolgimento emotivo profondo dell’interprete; la sua grande libertà e possibilità di “ricreare” il brano, echi di culture arcaiche e lontane, il desiderio di “cantare”.
Nei vent’anni seguenti tali elementi si sono ovviamente miscelati in modi e proporzioni sempre diverse, passando con gli anni da una morbida atonalità venata di elementi pentatonici ad una sorta di sospensione tonale prima e di fluttuante politonalità poi, sempre intessuta di echi e suggestioni di culture musicali lontane nello spazio e nel tempo.
In esso si trovano già tutti gli elementi che poi, in misure diverse, hanno caratterizzato la sua produzione seguente: il coinvolgimento emotivo profondo dell’interprete; la sua grande libertà e possibilità di “ricreare” il brano, echi di culture arcaiche e lontane, il desiderio di “cantare”.
Nei vent’anni seguenti tali elementi si sono ovviamente miscelati in modi e proporzioni sempre diverse, passando con gli anni da una morbida atonalità venata di elementi pentatonici ad una sorta di sospensione tonale prima e di fluttuante politonalità poi, sempre intessuta di echi e suggestioni di culture musicali lontane nello spazio e nel tempo.
Attualmente il profilo musicale di Luciano Bellini – compositore, pianista e direttore d’orchestra con una grandissima esperienza internazionale -è assai complesso e poliedrico. D’impostazione classica ma non rigidamente accademica, sostenuto da una solida formazione umanistica, si caratterizza per un approccio curioso ed incantato ad epoche, stili e linguaggi tra i più disparati, con la determinazione di abbattere le frontiere e saltare gli steccati di ogni genere obbligandosi ad interiorizzarne e rielaborarne contenuti e forme, cercando, e spesso trovando, fili misteriosi che legano tra loro epoche e culture lontane nello spazio e nel tempo, sia come interprete che come autore; e lo fa con profondità ed ironia, inserendo spesso nelle sue partiture elementi tratti dalle tradizionali popolari di varie culture.
I suoi brani spesso raccontano una storia, hanno il ritmo profondo della narrazione ed esprimono un forte desiderio di teatro ed immagini. Per questa sua naturale vocazione ad uscire dal leggìo, la musica di Luciano Bellini si è spesso manifestata in diversi lavori di teatro musicale ed in molte coregrafie; ha raccontato miti e leggende attraverso grandi affreschi sinfonico-corali, ha dato voce a molte poesie contemporanee sia di illustri poeti che di migranti ed emarginati, ha descritto e cantato suoni e colori di culture lontane o comunque altre, dando spesso voce ai poveri, ai diversi e al Sud del mondo. Di lui scrisse una volta un critico “…un artista a 360° che sa vivere e creare la musica in tutti i suoi aspetti…”
Il suo linguaggio, anche come interprete, può essere definito “colto di frontiera”, ispirato dal desiderio di liberazione interiore e di intensa comunicazione emotiva. I suoi brani, fluidi e morbidi ma non privi di accentazioni spigolose e serrati contrappunti, immersi in armonie sempre al confine tra dissonanza e consonanza, spesso raccontano una storia, e della narrazione hanno il ritmo profondo. Ha raccontato miti e leggende attraverso grandi affreschi sinfonico – corali, ha musicato molte poesie contemporanee di illustri poeti o di migranti ed emarginati, tradotto in musica tradizioni orali e racconti sciamanici, descrivendo e cantando suoni e colori di culture lontane o comunque ‘altre’, dando spesso voce ai poveri, ai diversi, al Sud del mondo.
Notevole è la produzione lirica in cui emergono fino in fondo sia il suo impegno umano e civile che l’attrazione per la poesia. Ha infatti messo in musica Canto General da Pablo Neruda, il Cantico delle Creature da San Francesco, Sono nata il 21 a Primavera su versi di Alda Merini, Terra trema su poesie di Greta Cipriani ispirate al terremoto aquilano, il Canto di Ulisse tratto da “Se questo è un uomo” di Primo Levi, Mare Nostrum su versi di Filomena Di Pace, Huaca ispirata a leggende e miti degli Incas (prima dell’arrivo dei Conquistadores), Nama dedicata ai riti del Natale pre-cristiano e del solstizio d’inverno, Nacimientos ispirato ad alcune tradizioni sciamaniche e miti della Creazione, la Luce spunterà tra poco su versi di Alexandros Panagulis, a mente su una poesia di Paolo Volponi, Sonetto Primo su versi di Raffaello Sanzio, la Fuga ispirata alle Metamorfosi di Ovidio, la Collina ispirata allo Spoon River di E.L. Masters, il Paese dell’anima su versi di Marc Chagall. Su commissione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha composto l’opera per bambini Le avventure di Pulcinella e Karagoz, una favola mediterranea da cui è stata poi tratta una Suite Sinfonica eseguita più volte anche in Turchia, e, sempre per bambini, – su commissione della Società dei Concerti Barattelli – ha composto la fiaba in musica il Pesce Cola su libretto di Filomena Di Pace, intrecciando racconti e leggende mediterranee al mito di Colapesce.
Ha poi composto inoltre una sorta di Trilogia dal forte impegno civile:
LES RITALS Cantata scenica per orchestra sinfonica, coro, pianoforte, due voci soliste e due voci recitanti. La partitura, tessuta intorno a testimonianze e versi di emigrati italiani in Belgio dagli anni ‘20 agli anni ‘70, mescolando, rielaborando, e filtrando motivi di ispirazione popolare e stilemi propri della musica colta, cerca di far rivivere la ricchezza e l’intensità di un’esperienza umana che in molti casi si è conclusa tragicamente, come a Marcinelle. Da un’idea di Maria Mencarelli.
SHOAH: LA MEMORIA – LA SPERANZA – LA VITA Cantata scenica per orchestra sinfonica, coro, voci bianche, due voci soliste e due voci recitanti su libretto di Maria Mencarelli. “ Raccontare la Shoah, il suo terribile disegno, è come guadare un fiume in piena cercando appigli e punti d’appoggio per non essere travolti dalla corrente. … Il fluire della musica accompagna ed esprime il susseguirsi di stati d’animo ed i vissuti delle persone protagoniste, loro malgrado, di un evento epico che ha accomunato popoli differenti – ebrei, zingari, armeni, kurdi – nello stesso tragico destino.”
MIGRANTI Cantata scenica per orchestra da camera, coro, elaborazioni fotografiche, due voci soliste e due voci recitanti su libretto di Filomena di Pace. Come affiorando dalla notte dei tempi, la Cantata si apre con il racconto di Enea epico esule, profugo e fuggiasco da Troia; la ‘narrazione’ prosegue poi attraverso testimonianze autentiche che dai quattro angoli del mondo si fanno eco su tre nodi tematici: la guerra, l’arrivo, i sogni che si alternano alle delusioni. Un universo dove tutto è in divenire e continuamente in bilico, come sottolineano le parti più liriche dell’opera.
Dopo aver composto e diretto “Il Pesce Cola”, una sorta di piéce di brillante teatro musicale in cui si narrano le gesta del leggendario Colapesce inserite in un tessuto di fiabe e memorie popolari mediterranee, si sta dedicando alla stesura di “Cinque liriche greche” su versi di Saffo, Alceo e Anacreonte, in cui sperimenta un linguaggio che rappresenta un’evoluzione colta del suo recente stile, utilizzando la dodecafonia in modo libero e creativo, preservandone i dettami fondamentali ma piegandoli ad esigenze liriche ed espressive che si esprimono in tessuto cangiante atonale ma non aspro. Tale ricerca ha già dato vita a “La Fuga”, brano tratto dalle Metamorfosi di Ovidio ed ispirato all’episodio del Primo Libro dedicato a Deucalione e Pirra.
Ricca è la sua produzione di concerti, sinfonie, balletti e musica da camera.
Come pianista solista ha messo a punto un repertorio articolato che predilige il periodo che va da Brahms a Berg, i testimoni di un linguaggio in divenire che – insieme a quello di Bach – è stato da sempre il suo punto di riferimento ideale. Il filo che lega le sue proposte pianistiche, anche nel CD pianistico “Recital”, è la loro costante cantabilità: dal ‘600 – ’700 di Scarlatti, Galuppi e Bach fino al ‘900 di Rendine e Lecuona, passando per l’allucinato espressionismo di Berg e il disperato desiderio di Schoenberg di far vibrare ogni singola semicroma. E’ inoltre uno dei pochi pianisti specializzati nel repertorio italiano del Primo Novecento, della Generazione degli ’80, che riscattò la musica strumentale italiana dal predominio del melodramma e dell’opera vocale.
Alla base delle sue interpretazioni si può sempre rintracciare l’emulazione della voce umana che canta e del respiro vitale che la sostiene, la tensione di un’incessante ricerca che insegue e richiede la liberazione del canto per dare spazio ed espressione all’emotività più profonda.
Come direttore, ha diretto orchestre sinfoniche e da camera in tutti i cinque continenti, curando più di 150 prime assolute e dividendosi tra repertorio lirico, sinfonico e sinfonico–corale.
Oltre a dirigere il vasto repertorio delle sue composizioni, predilige affrontare il tardo Ottocento da Brahms in poi, tutto il Novecento europeo e, tra le opere liriche,Verdi e il Verismo.
Fuori dal repertorio colto si lascia affascinare dalla musica mediorientale, levantina e dell’Italia del Sud. Il suo sogno sarebbe di essere, in qualche modo, considerato come una sorta di “Theodorakis italiano”, un musicista amato e cantato da un popolo intero che nella sua musica riconosce le proprie radici.
“…E’ indubbio che l’operare di Bellini non sia chiuso nel suo studio ma aperto a tutte le sollecitazioni del presente sociale, e specificatamente al tema dei Migranti e degli Oppressi; sta in questa “verità” la grande forza della sua musica, che ti prende alla gola, e che per commuoverti abbisogna solo di piccoli sapienti tocchi, di suoni che ti scendono giù leggeri come una lacrima o un sorriso…”. (Renzo Cresti, Musica Presente, LMI 2019, pag. 51 – 55)
Direttore
Nato a Roma, ha studiato presso il Conservatorio S.Cecilia in Roma con il M° Bruno Aprea, diplomandosi inoltre in pianoforte e frequentando i corsi di composizione. All’inizio degli anni ’70, giovanissimo, è stato tra i primi a dirigere in Italia la grande musica sacra di Antonio Vivaldi (Credo, Gloria, Stabat Mater, Dixit Dominus, Kyrie ) e di Benedetto Marcello (I” Salmi” per soli, coro e strumenti antichi) ed ha inoltre diretto la prima esecuzione italiana della Missa Sancti Nicolai di F.J. Haydn. Contemporaneamente si è dedicato alla musica contemporanea ed ha curato finora più di centocinquanta prime assolute di brani sinfonici spesso a lui dedicati da grandi compositori (Petrassi, Bettinelli, Guaccero, Villa Rojo, Baggiani, Theodorakis…) nonché molte riedizioni di partiture del Novecento Storico (Berg, Schoenberg, Strawinskij, Messiaen, Casella, Respighi, Berio, Dalla Piccola, Maderna, Ives,…). Nell’85 ha fondato l’orchestra da camera ” Nova Philarmonia” di cui è tuttora Direttore Principale e Direttore Artistico; alla sua guida ha inciso otto CD ed ha partecipato alle più prestigiose Rassegne Concertistiche Internazionali, spesso in cartellone con i massimi esponenti del concertismo mondiale. Sul podio di quasi tutte le orchestre stabili italiane (dividendosi tra grande repertorio e musica del Novecento), nonché -nel ’93- dei “Virtuosi di S.Cecilia”, è stato spesso ripreso e registrato dalla RAI, Radio e Televisione Italiana, frequentemente nella doppia veste di pianista-direttore o di direttore-compositre; in Europa ha inciso dischi con l’Orchestra Sinfonica della Radio di Bucarest, l’Orchestra della Radio Moldava, e l’orchestra da camera di Zjilina di cui è stato Direttore Stabile per un anno. Ha diretto inoltre le orchestre stabili di Halboorg, Bratislava, Brno, Ziilina, Košice, Bucarest, l’Orchestra della Radio Slovacca, le Orchestre Sinfoniche di Dnipropetrovs’k, Kiev, Charleroi, Antalja, Hanoi, Manila, Seoul, Bangkok, Damasco, Toronto, Rio de Janeiro (del Teatro Municipal e della Radio Mec), La Habana, Santiago, Holguin. Nel ’98 ha diretto una sua opera da camera presso L’Accademia Nazionale di S.Cecilia, e nel ’99 una sua opera-balletto al Festival dei Due Mondi di Spoleto. Molto attivo didatticamente, è stato per alcuni anni titolare di un Master di direzione d’orchestra presso l’Università Federale di Rio de Janeiro (dirigendo anche molte delle orchestre sinfoniche e da camera di Rio e di S.Paolo), tiene da tempo un corso biennale di direzione presso l’ARCUM e il Music Art Didattic di Roma, seminari annuali presso l’IMC di Teramo, il Festival di Ischia e il Festival Cesi di Trevi; dal 2002 conduce un Master di direzione presso i Conservatori di Hanoi, Bangkok e Beirut; è poi invitato a tenere corsi intensivi e stages di direzione e composizione presso altre importanti Istituzioni Italiane ed estere. Per quanto riguarda il repertorio, oltre a dirigere il vasto repertorio delle sue composizioni, predilige affrontare il tardo Ottocento da Brahms in poi, tutto il Novecento europeo (da Stravinski e Debussy ai contemporanei) e – tra le opere liriche – Verdi e il Verismo, dalle cui Opere più celebri ha tratto Fantasie elaborandone ouvertures, temi e Arie per pianoforte a 4 mani.
Pianista
Luciano Bellini studia pianoforte presso il Conservatorio S.Cecilia in Roma con Vera Gobbi Belcredi e Sergio Cafaro, diplomandosi a pieni voti nel ’72. All’inizio degli anni ’70 si immerge totalmente nel grande fermento creativo e provocatorio della musica contemporanea, collaborando con diversi compositori che scrivono brani appositamente per lui (e a volte con lui). Tra essi ricordiamo Guaccero, Villa Rojo, Pernaiachi, Lupone, D’Amico, Baggiani, Schiaffini, Cardi, Scogna, Chiti, Samorì ed altri. All’assidua collaborazione con questi autori si deve forse gran parte della sua crescente passione per la composizione, passione che coltiverà in silenzio per circa dieci anni prima di liberarla pubblicamente. Contemporaneamente studia ed approfondisce il repertorio pianistico del ‘900 storico, dalla Scuola di Vienna a Darmstadt, dando in Europa numerosi concerti interamente dedicati al ‘900 storico e contemporaneo. Nello stesso periodo (mentre inizia anche l’attività di direttore d’orchestra) si dedica alla musica da camera dando concerti in varie formazioni strumentali con o senza voce, e studia il grande repertorio pianistico romantico, rimandandone però l’esecuzione pubblica alla maturità. In Italia ha suonato per alcune tra le più grandi Istituzioni (S.Cecilia, Teatro dell’Opera, Filarmonica, AGIMUS, varie Istituzioni Universitarie ed Amici della Musica) e registrato per RAI e Radio Vaticana; all’estero si è sin qui esibito presso numerosi teatri ed Enti Concertistici in Grecia (4 volte), Inghilterra (2 volte), Spagna, Polonia, Portogallo (2 volte), Germania, Austria, Estonia, Lettonia, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Ucraina, Bielorussia (2 volte), Egitto, Lussemburgo, Libano, Siria, Giordania, Barhain, Tunisia (2 volte), Indonesia (3 volte), Thailandia (4 volte), Malesia, Cina, Vietnam, Singapore, Filippine (3 volte), Corea del Sud (2 volte), Australia, Nuova Zelanda; Brasile (4 volte), Cile, Argentina, Messico, Bolivia, Cuba, California, Kenia ed Etiopia.
Ultimamente ha tenuto master e corsi di perfezionamento in pianoforte e musica da camera presso Conservatori e Accademie Musicali ad Hanoi, Yakarta, Bangkok, Cuba, Mosca, Vienna, Canberra e Singapore.
Dagli anni ’90 inserisce sempre in programma qualche sua composizione; dal ’96 ha creato un duo col figlio Luca flautista, dal 2008 fonda il Duo Pianistico Italiano con Antonella Vitelli, e da alcuni anni ha iniziato ad inserire nei concerti alcuni brani del grande repertorio romantico.
Come pianista solista ha messo a punto un repertorio articolato che predilige il periodo che va da Brahms a Berg, i testimoni di un linguaggio in divenire che – insieme a quello di Bach – è stato da sempre il suo punto di riferimento ideale.
Il filo che lega le sue proposte pianistiche, anche nel CD pianistico “Recital”, è la loro costante cantabilità: dal ‘600 – ’700 di Scarlatti, Galuppi e Bach fino al ‘900 di Rendine e Lecuona, passando per l’allucinato espressionismo di Berg e il disperato desiderio di Schoenberg di far vibrare ogni singola semicroma. Alla base delle sue interpretazioni si può sempre rintracciare l’emulazione della voce umana che canta e del respiro vitale che la sostiene, la tensione di un’incessante ricerca che insegue e richiede la liberazione del canto per dare spazio ed espressione all’emotività più profonda.
Ultimamente ha tenuto master e corsi di perfezionamento in pianoforte e musica da camera presso Conservatori e Accademie Musicali ad Hanoi, Yakarta, Bangkok, Cuba, Mosca, Vienna, Canberra e Singapore.
Dagli anni ’90 inserisce sempre in programma qualche sua composizione; dal ’96 ha creato un duo col figlio Luca flautista, dal 2008 fonda il Duo Pianistico Italiano con Antonella Vitelli, e da alcuni anni ha iniziato ad inserire nei concerti alcuni brani del grande repertorio romantico.
Come pianista solista ha messo a punto un repertorio articolato che predilige il periodo che va da Brahms a Berg, i testimoni di un linguaggio in divenire che – insieme a quello di Bach – è stato da sempre il suo punto di riferimento ideale.
Il filo che lega le sue proposte pianistiche, anche nel CD pianistico “Recital”, è la loro costante cantabilità: dal ‘600 – ’700 di Scarlatti, Galuppi e Bach fino al ‘900 di Rendine e Lecuona, passando per l’allucinato espressionismo di Berg e il disperato desiderio di Schoenberg di far vibrare ogni singola semicroma. Alla base delle sue interpretazioni si può sempre rintracciare l’emulazione della voce umana che canta e del respiro vitale che la sostiene, la tensione di un’incessante ricerca che insegue e richiede la liberazione del canto per dare spazio ed espressione all’emotività più profonda.
Per le incisioni discografiche come pianista si rimanda alla Discografia.